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SOGNO DI MEZZANOTTE

di David Lambertucci e Giuliano Malatesta

Ogni set LEGO ® racchiude in sé una storia per il suo proprietario: spesso tra gli AFOL sono storie di infanzia, di eventi o di ritrovamenti improbabili come lo scovare  una monorotaia  MISB nel cesto dei panni sporchi… Ma questa storia è diversa, questa storia inizia a mezzanotte… e non è quella di Natale.

Il 1 Aprile 2020 alle 00.00 per una singolare congiunzione astrale tra gioie e sfighe, centinaia di migliaia di italiani erano con gli occhi incollati ai monitor dei propri PC  e il dito sul mouse come nemmeno il miglior Clint Eastwood avrebbe potuto fare con il suo revolver il qualche storico western.
Nella moltitudine di coloro i quali erano intenti a litigare con il sistema DOS del sito dell’INPS, alcuni valorosi noncuranti erano intenti in pratiche prettamente legose.

L’apertura dello Skaerbaek fan week end… e l’uscita del nuovo set Ideas: Pirates of Barracuda Bay!

Eh sì… il BARRACUDA, un nome che abbiamo imparato ad amare da adulti, ma che identifica forse il più iconico dei set che un tempo conoscevamo come LO SQUALO NERO!
Un paio di settimane (o qualcosa di più per i meglio informati) non sono bastate comunque a digerire l’emozione di vedere di nuovo dopo 31 anni scatola con bordi gialli e vele a strisce rosse battere bandiera pirata nel salone di casa.
Le solite polemiche sullo stravolgimento della creazione caricata su IDEAS® sono state abbattute come l’astronave di Indipendence Day, ma più in fretta.
L’idea di avere per le mani un set di gargantuesche dimensioni che possa essere convertito da isola a nave e viceversa fa tornare tutti bambini… e da anni sui social non si sentivano decantare le lodi della LEGO® – se non da parte di quei noiosi fan di Star Wars che hanno ottenuto un nuovo set ogni 4 giorni…

Eseguito l’ordine e sborsata la non esigua somma per ottenere il nuovo oggetto del desiderio, comincia un’altra avventura, quella della consegna. Incertezze, dubbi e paure al tempo del Covid-19 prendono ancora più forma nella testa di qualunque AFOL, che comincia a guardare all’orizzonte come se fosse sulla coffa del galeone nella speranza di avvistare il corriere.

A chi prima e a chi dopo… Finalmente il pacco arriva.
Bello, enorme, pesante e con quella banda gialla trasversale che ti riporta nel 1989 più velocemente di una DeLorean!

La goduria comincia ben prima dell’apertura della scatola: le foto trovate in rete prendono vita e l’immagine già vista cento volte dallo smartphone è ora fisicamente tra le mani, pronta a prendere vita!
Per chi nei giorni precedenti l’arrivo ha avuto modo di prendere in mano la scatola del vecchio Barracuda, l’analisi del box è ancora più profonda. Sulla vecchia scatola infatti, come era solito all’epoca, sono raffigurate immagini che rappresentano costruzioni alternative che era possibile eseguire con il set e per tutte loro c’è un comune denominatore: trasformare la nave in un approdo sperduto tra i sette mari.
Chi mai avrebbe fatto una cosa del genere all’epoca? Come era possibile rinunciare ad una nave così bella per costruire un rifugio sperduto in mezzo all’oceano? Non si sa… ma quello che una volta era improponibile, ora è pronto per essere montato… ed è bellissimo.

Si sgombera un tavolo, ma non un tavolo in un angolo di casa… IL TAVOLO, quello delle cene con gli amici e delle occasioni! Aprendo la scatola per ordinare le buste numerate, un altro ricordo attraversa questi tre decenni come un lampo: quei colori, quel nero e quel giallo così… GIALLO, di nuovo insieme, e quelle vele a righe rosse imbustate così religiosamente su un cartoncino completano l’impiattamento al punto che anche Cannavacciuolo si commuoverebbe.

Con avidità si procede alla costruzione di quella che sembra la parte più noiosa, ma che poi si rivela essere la chiave, semplice e geniale, che permette a questa creazione di rendersi così speciale.
Non lo si capisce però  e si va avanti ingordamente per mettere finalmente le mani sui brick che compongono lo scafo… e lì, lì comincia davvero l’esperienza che farà restare questo set nel cuore di grandi e piccoli per almeno altri 30 anni.

Colori, geometrie e tecniche si fondono per ricomporre in chiave moderna quello stile così unico che ci ha fatto solcare i 7 mari senza muoverci dal tappeto del salone.

CONSIDERAZIONI TECNICHE SUL MONTAGGIO

Il Barracuda dell’89 rappresentò una vera e propria rivoluzione nel mondo Lego, sia per la novità del tema scelto, sia per alcune tecniche che fino ad allora non si erano mai viste in un set ufficiale: su tutte il pavimento inclinato del ponte di casseretto e la struttura delle balconate di poppa, anch’essa inclinata, per rendere al meglio le linee di un vero galeone. Non è un caso che dopo oltre 30 anni questo set sia ancora indicato come uno dei migliori di sempre.

Vero è anche che nelle tre decadi trascorse numerosissimi AFOL si sono sbizzarriti nello sfoggio delle più bizzarre trovate costruttive, alcune decisamente “illegali” e improponibili in un eventuale prodotto ufficiale, altre sempre geniali e ardite ma che in qualche modo, anno dopo anno, hanno trovato il modo di entrare a far parte della “normalità”. In questo la piattaforma Ideas (tanto giustamente bistrattata in alcuni famigerati casi) è stato il grimaldello che ha permesso a parecchie novità costruttive di venire a galla – e mai come ora tale locuzione fu più appropriata!

Senza ripercorrere mattoncino dopo mattoncino tutte le fasi costruttive (opera già effettuata ottimamente da diversi recensori), vorrei focalizzare l’attenzione su alcuni passaggi che a mio parere sono particolarmente significativi.

Già costruendo le due basi su cui saranno edificati il porticciolo e successivamente il relitto si capisce che stavolta a Billund hanno fatto sul serio di brutto. I plate medium azure e i round corner tan sapientemente assortiti danno veramente l’idea di essere approdati su un fazzoletto di sabbia in mezzo ai Caraibi: scoglio che sembra essere stato visitato da qualcun altro molto tempo addietro, come testimoniano i resti dell’idolo che altri non è che un meraviglioso omaggio all’Isola Incantata (set 6278 del 1994).

Altro incredibile cameo è rappresentato dall’insegna della “Taverna di José”, che arriva nientepopodimeno che da un altro set storico, la locanda medievale (Guarded Inn, 6067 del 1986). Un crossover di generi che lascia a bocca aperta, come anche la soluzione scelta, assolutamente controintuitiva, per sostenere il vessillo… ma questa è una sorpresa che non voglio spoilerare a chi costruirà – come quella di scoprire un piccolo errore in un passaggio nelle istruzioni…

Ho impiegato ben tre serate per costruire tutta la Baia del Barracuda perché mi sono voluto gustare ogni step, e vi garantisco che ne è valsa la pena, anche perché secondo me è il modo migliore per assimilare nuovi modi di costruire. Per esempio, quanti avrebbero pensato di fare il rullo d’avvolgimento della ”catena” dell’ancora così come vedete? Già dall’inizio fissare sulla griglia del ponte di castello il plate round 4×4 forato al contrario è per me una trovata geniale, che fa risparmiare altri passaggi e pezzi. E poi le maniglie fatte così… sembra proprio vero!

Proprio in quella zona l’aggancio dell’albero di bompresso è strutturato in maniera che nulla si possa staccare accidentalmente (come invece accadeva col vecchio Barracuda): questa è una caratteristica comune a diversi passaggi in questo set. L’introduzione dei “Mixel joint” – i pezzi con i codici Bricklink 22890-14417 e 14418-14704 – è stata un punto di svolta imprescindibile, e andando avanti nella costruzione se ne vedranno utilizzi sempre più arditi: uno su tutti l’aggancio dell’intera prua all’isola, con un’angolazione impensabile che caratterizza in modo inequivocabile questo set.

Ecco: se devo sottolineare cosa cattura maggiormente la mia curiosità, questo è senza dubbio il modo di rendere le sezioni inclinate mantenendo una grande stabilità. Emblematiche sono le murate della zona santa barbara/stiva, costruite “a testa in giù”, appoggiate ai vari slope della poppa ed ancorate saldamente al locale interno.

Passando al piano superiore, cosa dire della cabina del comandante? Un gioiellino sotto ogni punto di vista: geometrie, disposizione degli arredi, inventiva. La sola poltrona è di una semplicità e a un tempo bellezza disarmanti. A ben vedere ci sono solo sei suppellettili ma non serve altro – d’altronde, in trent’anni di permanenza su una minuscola isola sperduta cosa volete abbia potuto collezionare capitan Barbarossa?…

Come se ce ne fosse bisogno (ma per un AFOL c’è SEMPRE bisogno), l’ennesima chicca per deliziare i palati fini: una finestra semi-diroccata, ad accentuare il carattere “sgarrupato” della sistemazione dei naufraghi. Anche qui una trovata a ben vedere non molto complessa, ma quando ci sono “fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione” l’effetto è assicurato!

In definitiva, cosa dire? Certo, il progetto originario proposto era splendido e merita di essere visto dal vivo; le vele non hanno affatto lo stesso appeal di quelle dell’89; ci saranno pure altri particolari che un esperto mastro costruttore avrebbe reso meglio… Ma il mio giudizio, al netto di ogni possibile critica, è che stavolta TLG ha centrato appieno l’obiettivo, con un prodotto che conquisterà i cuori tanto dei quarantenni nostalgici quanto dei bambini e dei neofiti. Promosso a pieni voti e con lode!

E poi anche Pac-Man approva!